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2013-2  

 

 


Risultati immagini per ephesusViene da chiedersi quanto i nostri politici e i nostri amministratori sappiano della scuola e ci tengano alla scuola. La domanda sembra retorica, ma ad ogni momento rinasce l’occasione per porsela. Il ministero sta introducendo di soppiatto il liceo quadriennale: per ora è una libera sperimentazione, subito agguantata da licei con necessità di una verniciatura di nuovo per rimpinguare le iscrizioni, poi diverrà una riforma per tutti? E può una sperimentazione bypassare riforme e leggi (ad esempio quella dell’esame di Stato)? Inoltre: basta eliminare un anno per sentirsi magicamente più cittadini del mondo? Neppure si considera la lunga serie di proposte degli ultimi quarant’anni, alcune delle quali andavano in questa direzione con una progettazione complessa che partiva dal primo anno di scuola? Ricorda il ministro la questione dell’onda anomala? E il fallimento del progetto?

Altro caso: in una provincia del Piemonte è stato imposto alle secondarie di secondo grado il sabato libero. Alcuni presidi si sono rifiutati ed è stato tenuto l’orario su sei giorni. Risultato: il servizio di pullman che porta i ragazzi da e per le valli ha immediatamente eliminato la corsa del sabato, per cui gli studenti e le famiglie delle scuole che hanno opposto resistenza al diktat hanno dovuto organizzarsi autonomamente per avere il diritto di frequentare la scuola. Per non dire della pesantezza dell’orario su cinque giorni che costringe gli studenti delle valli più lontane dal capoluogo a rientrare tardissimo a casa (quando studieranno?).

La questione è che qualunque cosa (la spesa pubblica, la facciata europea) è più importante della scuola, più importante dell’educazione. Che importa se si elimina un quinto dei contenuti specifici delle superiori? Se si impongono studi superficiali, frettolosi, non assimilati? Come questo può accordarsi con lo strombazzamento dell’Invalsi, con la sempre più assillante raccomandazione di evitare la dispersione e gli abbandoni, con la sempre più frequente (e minacciosa: i ricorsi sono dietro l’angolo) segnalazione di DSA?

E’ ora di smetterla di vergognarci di una scuola superiore che tutti ci invidiano, che la riforma sta razionalizzando con qualche esito, come il rilancio di tecnici e professionali, che tiene nei suoi settori più difficili (il classico) nonostante le campane a morto che i più vecchi di noi sentono suonare dagli anni ’60. Smettiamola di giocare con la scuola e pensiamo ad una valorizzazione del corpo docente e dei suoi compiti formativi.

Ma anche per noi docenti è necessario riprendere in mano il senso del nostro lavoro. La pressione dell’informatica (ipad, LIM e quant’altro), lo spettro confuso dell’inglese, la sirena dell’anno all’estero, il bombardamento di nuove tecniche e nuovi metodi che dovrebbero far imparare senza fatica, rischiano di far perdere di vista il perché insegnamo, in particolare le nostre materie, quali sono gli obiettivi reali, non formali: la scoperta del cuore dell’uomo in epoche di grande profondità e bellezza, l’educazione ad un rapporto con la realtà che non trascuri niente, non tralasci il particolare ma lo capisca nella totalità. Non è un’utopia né un obiettivo di nicchia: tutti gli ex-alunni che tornano a salutare ripetono o la nostalgia per qualcosa di bello e grande anche solo intuito, o la soddisfazione per una base solida di metodo e di conoscenze che permette anche ai meno dotati (quelli la cui promozione all’esame un po’ stupiva) di affrontare i nuovi studi di qualunque facoltà. Fidiamoci almeno dell’esperienza dei ragazzi.




      

 

 

 
 

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