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J. Sannazzaro, Arcadia, Ecloga V

ERGASTO

Alma beata e bella,

che da' legami sciolta

nuda salisti nei superni chiostri,

ove con la tua stella

ti godi inseme accolta,

e lieta ivi, schernendo i pensier nostri,

quasi un bel sol ti mostri

tra li più chiari spirti,

e coi vestigii santi

calchi le stelle erranti;

e tra pure fontane e sacri mirti

pasci celesti greggi,

e i tuoi cari pastori indi correggi;

altri monti, altri piani,

altri boschetti e rivi

vedi nel cielo, e più novelli fiori;

altri Fauni e Silvani

per luoghi dolci estivi

seguir le Ninfe in più felici amori.

Tal fra soavi odori

dolce cantando all'ombra

tra Dafni e Melibeo

siede il nostro Androgeo,

e di rara dolcezza il cielo ingombra,

temprando gli elementi

col suon de novi inusitati accenti.

Quale la vite a l'olmo,

et agli armenti il toro,

e l'ondeggianti biade ai lieti campi,

tale la gloria e 'l colmo

fostù del nostro coro.

Ahi cruda morte, e chi fia che ne scampi,

se con tue fiamme avampi

le più elevate cime?

Chi vedrà mai nel mondo

pastor tanto giocondo,

che cantando fra noi sì dolci rime

sparga il bosco di fronde

e di bei rami induca ombra su l'onde?

Pianser le sante Dive

la tua spietata morte;

i fiumi il sanno e le spelunche e i faggi;

pianser le verdi rive,

l'erbe pallide e *smorte*,

e 'l sol più giorni non mostrò suoi raggi;

né gli animai selvaggi

usciro in alcun prato,

né greggi andàr per monti

né gustaro erbe o fonti,

tanto dolse a ciascun l'acerbo fato;

tal che al chiaro et al fosco

"Androgeo Androgeo" sonava il bosco.

Dunque fresche corone

a la tua sacra tomba

e voti di bifolci ognor vedrai;

tal che in ogni stagione,

quasi nova colomba,

per bocche de' pastor volando andrai;

né verrà tempo mai

che 'l tuo bel nome estingua,

mentre serpenti in dumi

saranno, e pesci in fiumi.

Né sol vivrai ne la mia stanca lingua,

ma per pastor diversi

in mille altre sampogne e mille versi.

Se spirto alcun d'amor vive fra voi,

querce frondose e folte,

fate ombra a le quiete ossa sepolte.

 

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