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Sacchetti, O vaghe montanine pasturelle

“O vaghe montanine pasturelle,
d’onde venite sì leg[g]iadre e belle?
Qual è ’l paese dove nate sète,
che sì bel frutto più che gli altri aduce?
Creature d’Amor vo’ mi parete,
tanto la vostra vista addorna luce!
Né oro né argento in voi riluce,
e, mal vestite, parete angiolelle.”
“No’ stiamo in alpe, presso ad un boschetto;
povera capannetta è ’l nostro sito;
col padre e con la madre in picciol letto
torniam la sera dal prato fiorito,
dove natura ci ha sempre nodrito,
guardando il dì le nostre peccorelle.”
“Assa’ si dé’ doler vostra bellezza,
quando tra monti e valli la mostrate;
ché non è terra di sì grande altezza,
dove non foste degne ed onorate.
Deh, ditemi se voi vi contentate
di star ne’ boschi così poverelle?”
“Più si contenta ciascuna di noi
andar drieto a le mandre a la pastura,
che non farebbe qual fosse di voi
d’andar a feste dentro a vostre mura.
Richezza non cerchiam, né più ventura,
che balli e canti e fiori e ghirlandelle.”
Ballata, s’i’ fosse come già fui,
diventerei pastore e montanino;
e prima ch’io il dicesse altrui,
serei al loco di costor vicino,
et or direi “Biondella!” ed or “Martino!”,
seguendo sempre dove andasson elle.

 

 

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