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Boccaccio, Ninfale fiesolano, str. 5-15

 

5   Prima che Fiesol fosse edificata

di mura o di steccati o di fortezza,

da molta poca gente era abitata:

e quella poca avea presa l'altezza

de' circustanti monti, e abandonata

istava la pianura per l'asprezza

della molt'acqua ed ampioso lagume,

ch'a piè de' monti faceva un gran fiume.

 

6   Era 'n quel tempo la falsa credenza

degl'iddii rei, bugiardi e viziosi;

e sì cresciuta la mala semenza

era, ch'ognun credea che graziosi

fosson in ciel come nell'apparenza;

e lor sacrificavan con pomposi

onori e feste, e sopra tutti Giove

glorificavan qui sì come altrove.

 

7   Ancor regnava in que' tempi un'iddea

la qual Diana si facea chiamare,

e molte donne in divozion l'avea;

e maggiormente quelle ch'osservare

volean verginità, e che spiacea

lor la lussuria e a lei si volean dare,

costei le riceveva con gran feste,

tenendole per boschi e per foreste.

 

8   Ed ancor molte glien'erano offerte

dalli lor padri e madri, che promesse

l'avean a lei per boti, e chi per certe

grazie o don che ricevuto avesse;

Diana tutte con le braccia aperte

le riceveva, pur ch'elle volesse

servar verginità e l'uom fuggire,

e vanità lasciar e lei servire.

 

9   Così per tutto 'l mondo era adorata

questa vergine iddea; ma ritornando

ne poggi fiesolan, dove onorata

più ch'altrove era, lei glorificando,

vi vo' contar della bella brigata

delle vergini sue, che, lassù stando,

tutte eran ninfe a quel tempo chiamate

e sempre gìan di dardi e d'archi armate.

 

10   Avea di queste vergini raccolte

gran quantità Diana, del paese,

per questi poggi, benché rade volte

dimorasse con lor molto palese,

sì come quella che n'aveva molte

a guardar per lo mondo dall'offese

dell'uom; ma pur, quando a Fiesol venìa,

in cotal modo e guisa ella apparia:

 

11   ell'era grande e schietta come quella

grandezza richiedea, e gli occhi e 'l viso

lucevan più ch'una lucente stella,

e ben pareva fatta in paradiso,

con raggi intorno a sé gittando quella,

sì che non si potea mirar ben fiso;

e' cape' crespi e biondi, non com'oro,

ma d'un color che vie meglio sta loro.

 

12   E le più volte sparti li tenea

sopra 'l divelto collo, e 'l suo vestire

a guisa d'una cioppa il taglio avea;

d'un zendado era ch'a pena coprire,

sì sottil era, le carni potea:

tutta di bianco, sanz'altro partire

cinta nel mezzo, e talor un mantello

di porpora portava molto bello.

 

13   Venticinque anni di tempo mostrava

sua giovinezza, sanz'aver niun manco;

nella sinistra man l'arco portava,

e 'l turcasso pendea dal destro fianco,

pien di saette, le qua' saettava

alle fiere selvagge, e talor anco

a qualunque uom che lei noiar volesse

e le sue ninfe gli uccidea con esse.

 

14   In cotal guisa a Fiesole venìa

Diana le sue ninfe a visitare,

e con bel modo, graziosa e pia,

assai sovente le facea adunare

intorno a fresche fonti, o all'ombria

di verdi fronde, al tempo ch'a scaldare

comincia il sol la state, com'è usanza;

e di verno al caldin faceano stanza.

 

15   E quivi l'amoniva tutte quante

nel ben perseverar verginitate;

alcuna volta ragionan d'alquante

cacce che fatte aveano molte fiate

su per que' poggi, seguendo le piante

delle fiere selvagge, che pigliate

e morte assai n'avean, ordine dando

per girle ancor di nuovo seguitando.    

 

Nell'immagine: Le ninfe cucinano, da un codice del Ninfale fiesolano (XV sec.) conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze.

 

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