2011-1. Editoriale.
 

 

 

 

"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI)

"La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)

 

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2011-1

 

 

Chiudiamo il primo anno della riforma con qualche riflessione. Il liceo classico (constatiamo con un po’ di stupore il fatto che l’anacronismo di IV e V ginnasio  –  già insensato al tempo della riforma Gentile – è durissimo a morire) è ripartito un po’ traballante: ma il motivo è da ricercare soprattutto nella difficoltà di ricomporre delle cattedre di lettere nel momento in cui l’ormai storico 11 + 7 (latino-greco-storia + italiano-geografia, e viceversa nell’altra classe parallela o dello stesso biennio) è diventato un impraticabile 12 + 4 o 9 + 7, in ogni caso un totale di 16 ore a cui nessuna materia di 2 ore poteva essere abbinata per completamento. È inevitabile che gli insegnanti più vecchi di età e graduatoria interna abbiano cercato di tenere per sé un bel 9 + 9, anche appoggiati dai presidi, lasciando ai nuovi arrivati, magari trasferiti con anni di ruolo, combinazioni di italiano-geostoria su più classi: la conseguenza per il lavoro dei consigli di classe è immaginabile, con uno strascico di frustrazioni. Meno grave ci pare sia stata la riduzione in sé delle ore d’italiano e del blocco di geostoria: speriamo solo che risulti meno confusa la programmazione di geografia, che tende a oscillare (anche per le diverse proposte editoriali) fra un supporto cartografico alla storia con qualche accenno alla situazione odierna e una rigida autonomia rispetto alla materia gemellata a forza.  

Ma ribadiamo che la nostra maggiore preoccupazione riguarda la ridistribuzione delle materie scientifiche. Nel biennio del classico la matematica ha sempre avuto un posto modesto: dove era aumentata per sperimentazione – e dove per sperimentazione erano inserite anche scienze – il triennio prendeva atto senza troppo modificare i suoi programmi di quel poco o tanto di già saputo. Ma adesso bisogna fare i conti con un triennio dall’orario ridotto, parzialmente per matematica, pesantemente per scienze. O i docenti hanno programmato con chiarezza fin dal primo anno la scansione delle discipline, o si troveranno fra un anno a fare i conti con una decurtazione quasi a sorpresa. E tuttavia è evidente che il ragazzo appena uscito dalla secondaria di primo grado ha bisogno di una gradualità nelle richieste, di acquisire un metodo di studio, di destreggiarsi fra discipline che bisogna studiare subito e sempre: di qui l’estrema importanza dell’unità del consiglio di classe, di un coordinatore attento e vigile, di un equilibrio fra le richieste: e la presenza di una materia in più – scienze – andrà (e andava) affrontata con la massima attenzione, perché non sia un inutile momento ludico ma neppure un aggravio pericoloso. 

Quanto allo scientifico, ci sembra molto importante un’indagine sulla partenza della riforma con la riduzione delle ore di latino. Abbiamo sentito voci estremamente sfiduciate, che vanno dal “tanto per quel latino che si faceva” al “tanto vale non farne niente”. Restiamo molto perplessi. Tre ore non sono poche: sono le ore di inglese, le ore di greco al triennio, per restare soltanto in ambito affine. Ogni atteggiamento rinunciatario ci pare un terribile spreco. Certo c’è da programmare bene (di nuovo), da scegliere con cura le priorità, gli obiettivi ultimi e parziali, da lavorare in buon rapporto con l’italiano. Soprattutto val la pena di riflettere che in una situazione in cui c’è l’opzione fra due tipi di liceo scientifico la scelta di quello col latino non è subìta, è voluta, e non va disattesa. 

Pensiamo infine con molta partecipazione affettiva ai giovani laureati in attesa ormai da qualche anno di una possibilità di abilitarsi. Mentre scriviamo sembra che i test d’ingresso ai prossimi corsi daranno accesso a pochissime persone, dato il numero esiguo di posti vacanti nella scuola statale; ci sembra un’ipotesi assolutamente limitante, almeno in regioni come la Lombardia in cui il numero di scuole paritarie (di diversi orientamenti e tipologie, non importa qui la questione) è molto alto ed offre buone possibilità di assorbimento, con conseguente riduzione della disoccupazione e vantaggio per tutti. Chiediamo che sia possibile abilitare più giovani docenti (ne conosciamo di ottimi), aumentando la quota destinata alle paritarie.

 

      

 

 

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