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Tema fantastico. La navigazione senza meta
in un mondo immaginario


La nave, la navigazione sono immagine dellʼerrare senza meta in un mondo fantasticoe magico.
Non cʼè vera e propria metafora, ma la nave è caricata di un forte valore simbolico.
Il tema non è classico, bensì di derivazione occitanica.
Nella storia di Tristano e Isotta raccontata sia dagli autori italiani sia francesi è  sulla nave che riporta Tristano e Isotta dallʼIrlanda in Cornovaglia che per errore viene bevuto dai due il filtro magico che li farà innamorare di quellʼamore folle che li trascinerà alla morte. La nave è il luogo della magia e della follia. Rilievo di trireme (Atene, V sec. a.C.)
Nel racconto arturiano il mago Merlino dona alla dama di Avalon, forse Morgana, la “nave di gioia e di svago” che inventa apposta per lʼamata. Lʼimmagine diventa un archetipo molto diffuso nel duecento: cfr. poemetto cortese Mare amoroso vv. 212-216: “E se potesse avere una barchetta/tal com fu quella che donò Merlino/ a la valente dama dʼAvalona/chʼandossi sanza remi e sanza vela/altresì per terra come per acqua...”. Eʼ un sogno di vita felice presentato nella forma e nel gusto del plazer provenzale (elenco di cose e fatti piacevoli) che è ripreso chiaramente nellʼ “ideal vasel” del sonetto stilnovista di Dante “Guido, iʼvorrei che tu e Lapo ed io”
Lʼincanto prodotto dallʼunità di intenti prelude al tema stilnovista dellʼamicizia ideale fra i fedeli dʼamore qui allargata alle loro donne-muse, fondata sul “ragionar sempre dʼamore”.
Questʼidea di amicizia corale che accamuna  poeti e loro muse in un vagare senza meta, sembra ripresa, ma lo si legge in filigrana, da una poesia tarda di Montale Quartetto 1979. Sullʼideal vasel di Montale cʼè Clizia, Sbarbaro e Elena Vivante i due poeti e le due muse.
 
Lʼerrare per nave verso luoghi remoti e fantastici, diventa nella poesia simbolista fuggire dalla vita materiale verso un mondo lontano e favoloso attraverso il mare simbolo della sognata liberazione dalla noia, ma forse anche di una rovina definitiva.
 
Mallarmé
Come è triste la carne... E ho letto tutti i libri!
Fuggire! laggiù fuggire! Ho udito il canto di uccelli
Ebbri tra lʼignota schiuma e i cieli. Nulla,
Neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi,
Potrà trattenere il mio cuore che sʼimmerge nel mare.
O notti! neppure il deserto chiarore della mia lampada
Sul foglio ancora intatto, difeso dal suo candore
E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino.
Partirò! Nave che culli le tue vele
Leva lʼancora verso unʼesotica natura!
 
Una Noia crede ancora, desolata da speranze crudeli,
Ai fazzoletti agitati nellʼultimo addio.
E forse gli alberi che attirano la tempesta
Il vento farà inclinare sui naufragi
Perduti, senzʼalberi, lontani da fertili isole...
Ma ascolta, mio cuore, il canto dei marinai!
 
Brise Marine
 
La chair est triste, hélas ! et j’ai lu tous les livres.
Fuir ! là-bas fuir ! Je sens que des oiseaux sont ivres
D’être parmi l’écume inconnue et les cieux !
Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux,
Ne retiendra ce cœur qui dans la mer se trempe,
Ô Nuits ! ni la clarté déserte de ma lampe
Sur le vide papier que la blancheur défend,
Et ni la jeune femme allaitant son enfant.
Je partirai ! Steamer balançant ta mâture,
Lève l’ancre pour une exotique nature !
 
Un Ennui, désolé par les cruels espoirs,
Croit encore à l’adieu suprême des mouchoirs !
Et, peut-être, les mâts, invitant les orages,
Sont-ils de ceux qu’un vent penche sur les naufrages
Perdus, sans mâts, sans mâts, ni fertiles ilôts…
Mais, o mon cœur, entends le chant des matelots !

Baudelaire
È vero, Agata, dimmi, ti fugge a volte il cuore
lungi dal nero oceano dellʼimmonda città,
a un altro oceano, dove rifulge lo splendore
profondo, chiaro, blu della verginità?
È vero, Agata, dimmi, ti fugge a volte il cuore ?
 
Il mare, il vasto mare consola i nostri affanni!
Qual dèmone ha donato al mare questa rauca
voce, che canta una sublime ninna-nanna,
accompagnata allʼorgano dei venti che sʼaggrondano?
Il mare, il vasto mare consola i nostri affanni!
 
Portami via, vagone! con te levami, nave!
Lungi da questo fango fatto coi nostri pianti!,
– È vero che talvolta ad Agata lʼamaro
cuore bisbiglia: Via delitti, rimorsi, pianti,
portami via, vagone, con te levami, nave?
 
Come lontano sei, paradiso odorato,
dove azzurro è il sereno solo alle gioie dʼamore,
e tutto ciò che sʼama è degno che sia amato,
e in una voluttà pura sʼannega il cuore!
Come lontano sei, paradiso odorato! (…)
                                                   Trad. di C. Muscetta

MOESTA ET ERRABUNDA

Dis-moi, ton coeur parfois s'envole-t-il, Agathe,
Loin du noir océan de l'immonde cité,
Vers un autre océan où la splendeur éclate,
Bleu, clair, profond, ainsi que la virginité ?
Dis-moi, ton coeur parfois s'envole-t-il, Agathe!

La mer, la vaste mer, console nos labeurs!
Quel démon a doté la mer, rauque chanteuse
Qu'accompagne l'immense orgue des vents grondeurs,
De cette fonction sublime de berceuse?
La mer, la vaste mer, console nos labeurs!

Emporte-moi, wagon! enlève-moi, frégate!
Loin! loin! ici la boue est faite de nos pleurs!
- Est-il vrai que parfois le triste coeur d'Agathe
Dise : Loin des remords, des crimes, des douleurs,
Emporte-moi, wagon, enlève-moi, frégate?

Comme vous êtes loin, paradis parfumé,
Où sous un clair azur tout n'est qu'amour et joie,
Où tout ce que l'on aime est digne d'être aimé,
Où dans la volupté pure le coeur se noie!
Comme vous êtes loin, paradis parfumé!

Mais le vert paradis des amours enfantines,
Les courses, les chansons, les baisers, les bouquets,
Les violons vibrant, derrière les collines,
Avec les brocs (le vins, le soir, dans les bosquets,
Mais le vert paradis des Amours enfantines,

L'innocent paradis, plein de plaisirs furtifs,
Est-il déjà plus loin que l'Inde et que la Chine?
Peut-on le rappeler avec des cris plaintifs,
Et l'animer encor d'une voix argentine,
L'innocent paradis plein de plaisirs furtifs?
                                                                (da Les Fleurs du Mal)

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