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La necessità della navigazione come metafora dellʼeroico agire

Navigare necesse est; vivere non necesse. Secondo le fonti (Cic., de domo 24, 25; Ad Atticum IV 1, 8; Appiano B.C. II 18, 67; Dione Cassio XXXIX 9e, 24; Plut., Pomp.  49 e 50) fu la frase pronunciata da Pompeo allʼindomani dellʼassunzione dellʼincarico di prefetto dellʼannona per cinque anni, quando, per sorvegliare i convogli attesi dalla Sardegna, si imbarca anche se imperversa la tempesta. Pompeo è in questo momento amareggiato, si è allontanato da Cesare (Giulia è già morta) e vive a Roma una situazione di stallo minacciato dalle bande di Clodio. Il navigare, il mettersi per mare  sembra essere qui metafora del compiere fino in fondo il proprio dovere per il bene dello stato anche a rischio della vita; lʼeroicità sta nel sacrificio di sè per il bene della res publica; cʼè dietro lʼesempio contrario di Cesare.
 
Molto nota è la ripresa dannunziana privata ovviamente della sfumatura doveristica e molto concentrata sul tema eroico. Si tratta del primo libro delle Laudi, Maia, che racconta un viaggio in Gre­cia per nave tutto pervaso dalla trasfigurazione mitica che vive il poeta novello Ulisse. Nel primo com­ponimento, Alle Pleiadi e ai Fati, Ulisse è lʼeroe del “navigare è necessario, non è necessario vi­vere”, lo sprezzo della vita di fronte allʼimpresa eroica; qui la necessità della navigazione è un mo­tivo tipicamente dannunziano che ritorna anche nel canto IV sempre insieme alla figura di Ulisse. Ulis­se qui è solo, intento alla navigazione presentata quasi come un rito più importante della vita stes­sa, sdegnoso e muto è lʼessenza del navigatore che distilla eroicità attraverso lo sguardo che concede solo al poeta che acquisisce coscienza della suo destino eroico. Lʼultimo componimento di Maia si chiude simmetricamente con le parole “è necessario navigare, vivere non è necessario”.
 
Ricostruyzione di nave antica nel porto di CivitavecchiaIncontrammo colui
che i Latini chiamano Ulisse,
nelle acque di Leucade, sotto
le rogge e bianche rupi
che incombono al gorgo vorace,
presso lʼisola macra
come corpo di rudi
ossa incrollabili estrutto
e sol dʼargentea cintura
precinto. Lui vedemmo
su la nave incavata. E reggeva
ei nel pugno la scotta
spiando i volubili vènti,
silenzioso; e il pìleo
tèstile dei marinai
coprìvagli il capo canuto,
la tunica breve il ginocchio
ferreo, la palpebra alquanto
lʼocchio aguzzo; e vigile in ogni
muscolo era lʼinfaticata
possa del magnanimo cuore.
 
E non i tripodi massicci,
non i lebeti rotondi
sotto i banchi del legno
luceano, i bei doni
dʼAlcinoo re dei Feaci,
né la veste né il manto
distesi ove colcarsi
e dormir potesse lʼEroe;
ma solo ei tolto sʼavea lʼarco
dellʼallegra vendetta, lʼarco
di vaste corna e di nervo
duro che teso stridette
come la rondine nunzia
del dì, quando ei scelse il quadrello
a fieder la strozza del proco.
Sol con quellʼarco e con la nera
sua nave, lungi dalla casa
dʼalto colmigno sonora
dʼindustri telai, proseguiva
il suo necessario travaglio
contra lʼimplacabile Mare.
 
«O Laertiade» gridammo,
e il cuor ci balzava nel petto
come ai Coribanti dellʼIda
per una virtù furibonda
e il fegato acerrimo ardeva
«o Re degli uomini, eversore
di mura, piloto di tutte
le sirti, ove navighi? A quali
meravigliosi perigli
conduci il legno tuo nero?
Liberi uomini siamo
e come tu la tua scotta
noi la vita nostra nel pugno
tegnamo, pronti a lasciarla
in bando o a tenderla ancóra.
Ma, se un re volessimo avere,
te solo vorremmo
per re, te che sai mille vie.
Prendici nella tua nave
tuoi fedeli insino alla morte!»
Non pur degnò volgere il capo. Risultati immagini
 
Di diverso segno lʼeroicità del naufrago ungarettiano, ma in filigrana si percepisce il tema della navigazione necessaria.
 
Allegria di naufragi
E subito riprende
il viaggio
come dopo un naufragio
un superstite
lupo di mare
 
Lʼeroicità sta qui nel quotidiano superare ogni fallimento ricominciando da capo con fer­mez­za e determinazione simboleggiato dal necessario rimettersi in mare anche dopo un naufragio del vec­­chio lupo di mare, anche il mito dellʼ Ulisse dantesco affiora in questo inesorabile riprendere il largo.
 

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