Mimesis di Auerbach
 

 

 

 

"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI)

"La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)

 

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E. Auerbach, Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale,

traduzione italiana, Einaudi, Torino, 1956.

Non una proposta, ma una riproposta di un testo che compie ormai cinquant'anni: scritto durante la guerra quando l'autore si trovava ad Istanbul, senza avere a disposizione biblioteche e testi critici, uscì in tedesco nel 1946. Nei suoi venti capitoli viene considerata per tappe fondamentali la letteratura occidentale dal punto di vista dell'interpretazione della realtà per mezzo della rappresentazione letteraria: in particolare si distinguono epoche in cui viene rigidamente osservata una distinzione di stili e di contenuti, ed epoche in cui si opera una libera commistione. Due ci sembrano i motivi essenziali per cui rileggere quest’opera: anzitutto un motivo metodologico. Da molti anni ormai andiamo rilevando il rischio diffuso di sostituire alla lettura dell'autore un discorso sull'autore, il vezzo di proporre anche in classe sintesi affascinanti invece del paziente lavoro di accostamento a qualche passo commentato; ora, in Auerbach troviamo proprio il contrario: ogni capitolo si apre con un brano in originale (salvo il primo capitolo in cui i brani sono minuziosamente parafrasati), e dal commento al brano scelto si traggono le considerazioni sull’autore e l’epoca che rappresenta. Dice Auerbach stesso nella conclusione (pag. 342 del vol. II): "Il metodo da me adottato, di presentare cioè per ogni epoca un certo numero di testi, per saggiare su di essi le mie idee,introduce immediatamente nell'argomento, sicché al lettore è dato sentire di che cosa si tratta ancor prima che gli si voglia imporre una teoria. Il metodo dell'interpretazione dei testi lascia qualche giuoco al criterio dell'interprete; egli ha la possibilità di scelta e di porre l'accento là dove gli piace. Ciò nonostante, nel testo deve sempre potersi ritrovare quanto egli afferma. Le mie interpretazioni sono senza dubbio dirette da un determinato intento; però questo intento ha preso forma soltanto a poco a poco, ogni volta a cimento col testo, e ho spaziato ampiamente lasciandomi condurre da esso". Ci pare liberante leggere frasi del genere: ancor più poter proporre anche agli studenti un testo così onesto metodologicamente da permettere letture diverse e critiche.

La parte che ci riguarda direttamente – e veniamo al secondo motivo d'interesse – comprende i primi tre capitoli: ciascuno di essi può essere letto anche autonomamente, e indicato agli studenti per un lavoro domestico, il primo capitolo in prima liceo classico (forse potrebbe essere anche utilizzato dall'insegnante nel biennio, se legge Omero), il secondo e il terzo all'ultimo anno del programma di latino. Il primo capitolo, La cicatrice d'Ulisse, commenta il passo del XIX dell'Odissea in cui Euriclea riconosce il padrone lavandogli i piedi: il passo è messo a confronto col racconto biblico del sacrificio d'Isacco. Dal paragone fra i due diversi stili emerge a poco a poco la differenza nel concepire i personaggi, la loro consistenza d'uomini, la loro collocazione in una storia: un paragone a tratti discutibile, ma ricco d'interesse, e che potrebbe coinvolgere anche il docente di religione (nel caso si utilizzi nel biennio potrebbe essere richiamato anche a proposito della storia ebraica).

Il secondo capitolo, Fortunata, prende spunto dal Satyricon, di cui riporta una parte delle conversazioni alla tavola di Trimalcione; vi pone a confronto un passo degli Annali (I, 16) e l'episodio della negazione di Pietro nel Vangelo di Marco; il terzo, L'arresto di Pietro Valvomeres, si occupa dell'età tardoantica, confrontando Ammiano Marcellino, da cui è tratto il brano-guida, e la patristica latina, in particolare Girolamo e Agostino. L'idea fondamentale è che la letteratura cristiana, trattando anche il quotidiano in modo sublime (a partire dalla vita e dalla passione di Cristo), ha spezzato la distinzione classica fra gli stili: ma l'esame dei testi è assai più ricco e complesso e merita una lettura approfondita

 

a cura di Giulia Regoliosi.

 

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