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Alcune lettere degli studenti partecipanti alla Learning week

in preparazione allo spettacolo Conoscenza: dolore e dono

 

 

Anche se non conoscevo nei particolari che cosa avremmo fatto in quella settimana, mi sono fidato di chi mi ha fatto la proposta e ho deciso di partecipare alla learning week.

E’ stata un’esperienza molto positiva per vari aspetti.

Innanzitutto la tragedia greca, che avevamo già trattato durante l’anno scolastico, mi affascinava per le sue numerose tematiche ancora attuali. Il modo con cui l’abbiamo affrontata, però, mi ha aiutato a comprendere meglio alcuni aspetti che prima non avevo colto, pur avendola studiata. Infatti, non potevo più studiare come facevo a scuola, dove magari potevo limitarmi a studiare per il voto, ma dovevo andare a fondo della tragedia, inizialmente per comprenderla a livello testuale, poi per capire cosa diceva a me. Farsi questa domanda è fondamentale per recitare, come ci ha spiegato Carabelli. Ho scoperto che studiare con questa modalità è molto più utile e gratificante, perché non c’è più in gioco solo il voto, ma lo scoprire qualcosa di me.

Un altro aspetto che mi ha colpito è l’amicizia che si è creata tra noi, ragazzi e adulti. Ognuno ha dovuto fare i conti con quello che aveva da fare prendendosi la propria responsabilità. Inoltre, Il lavorare tutti insieme allo stesso progetto mi ha fatto capire che uno è veramente amico quando sa qual è la meta, l’obiettivo finale: nessuno di noi sapeva come sarebbe stato il nostro spettacolo, il testo teatrale stesso era in continuo cambiamento, sapevamo solo che avevamo il compito di mettere in piedi uno spettacolo. Perciò, tutti abbiamo cercato di fare il nostro meglio, aiutandoci e sostenendoci nei momenti di difficoltà e nella convivenza, e ciò è stato molto semplice e divertente, anche se molta gente presente non l’avevo mai vista prima, proprio perché tutti avevamo presente qual era il compito.

In tutto ciò, però, è stata fondamentale la presenza degli adulti. Loro erano più avanti nel percorso, grazie alla loro esperienza, e perciò si sono messi a disposizione di tutti senza mai tirarsi indietro. Se ho capito tutte queste cose è stato grazie loro che ci richiamavano sempre.

Il modo in cui ho vissuto in quella settimana è il modello con cui secondo me bisogna stare di fronte alle circostanze di ogni giorno, il riscontro è che sono più felice.

Credo che non vada cambiato nulla in questo tipo di learning week e che un esperienza simile sia da consigliare a tutti.

 

 

Non è difficile scrivere poche righe su una delle settimane più belle di tutta l’estate. Partita con non troppo entusiasmo per questa learning week, sono tornata molto più che contenta. All’inizio, l’idea di trascorre una settimana a imparare a recitare e fare teatro non mi allettava molto ma pian piano, standoci, conoscendo voi quattro e essendo continuamente richiamata anche dal modo con cui voi ci insegnavate, mi sono dovuta ricredere. Senza dubbio è stato molto faticoso, ma quando ho capito che avevo davanti persone che non solo erano brave nel lavoro che facevano, ma che io stessa potevo seguire, a cui potevo domandare, a cui potevo e posso tuttora guardare e non son riuscita a tirarmi indietro. C’era in ballo qualcosa di troppo grande per rinunciare. E infatti è stato un successo: non solo perché ne è uscito un bello spettacolo, ma perché so che nulla di quella settimana andrà perduto e infatti, dopo qualche mese siamo già qui a riparlarne, e io a desiderare di fare un'altra learning week con voi. Una delle cose che mi ha colpito di più è stato il modo con cui avete lavorato con noi: non vi siete mai imposti dall’alto della vostra bravura (che è comunque innegabile), non avete dettato ordini a venti ragazzi per lo più inesperti; la proposta che ci avete fatto non aveva già un disegno preciso ma, giorno dopo giorno, l’ abbiamo realizzata insieme. E l’attenzione con cui avevate in mente ognuno di noi, a Oggiono e al Meeting di Rimini, non è indifferente, anzi. Nulla è stato lasciato al caso e tutto aveva un suo perché. Mi sono addentrata sempre di più in quella tragedia, in quei personaggi ma senza lasciar da parte me, proprio il contrario. Mi ha colpito una frase che uno di voi ha detto, ovvero che recitare è mettere  sé stessi nel personaggio, nessuno interpreterà la parte di un personaggio ugualmente ad un altro perché dietro l’attore c’è un uomo con tutte le sue domande, pensieri e desideri che cambiano da persona a persona. Per cui solo Adriana può recitare in quel modo Clitennestra, e qualora qualcuno voglia provare quella parte, di sicuro il risultato sarò diverso, perché quel qualcuno non è Adriana che studia filosofia etc…

non so se sono stata chiara, però per me è chiarissimo il giudizio su quella settimana e sul’amicizia che è nata pian piano con voi!

 

 

Quando mi è stata proposta la settimana della “learning week” ho deciso subito di partecipare; ero infatti rimasta davvero colpita dagli spettacoli che ci avevano fatto vedere a scuola, recitati da Andrea, Adriana, Matteo e Margherita. Guardandoli avevo capito che un lavoro come quello che è richiesto all’attore è qualcosa di grandissimo e di una portata immensa.

Come sempre però a Giugno, arrivata a Oggiono, mi si è presentato un tipo di lavoro totalmente diverso da quello che mi aspettavo, e devo dire veramente difficile e nuovo, da tutti i punti di vista, mentale e fisico. Una cosa è stata chiara fin da subito e ci veniva continuamente ricordata dalle persone che ci insegnavano: che per fare una cosa del genere (recitare un testo, interpretare un personaggio, ma anche solo stare in scena) bisogna sempre essere presenti, essere coscienti,e quindi attenti, sapere cosa devi fare e chi sei. Vorrei soffermarmi su quest’ ultima cosa, che è ciò che mi ha affascinato di più. “sapere chi sei” vuol dire innanzitutto avere la coscienza del personaggio che stai interpretando. Se sei una donna straziata dal dolore di una morte, (una delle cosa che dovevo fare) non puoi stare ferma, con una faccia impassibile, o grattandoti il gomito (come sempre ci richiamava Andrea). E per stare attenti in questo senso ci vuole davvero tanta concentrazione. Ma la cosa interessante è che il lavoro non si riduce a un semplice sforzo di immedesimazione (che per altro risulta davvero arduo nel momento in cui si deve interpretare un testo come quello di Eschilo), perché ciò che non si può mai togliere è che dentro il personaggio interpretato ci sei tu, ci devi essere tu, così come sei (corpo e anima). È questo continuo confronto tra quello che tu sei e il personaggio che devi interpretare che rende interessante anche il rifare trenta volte la stessa scena, perché è un dialogo, una scoperta che non ha mai fine che non risparmia mai il dover “buttarsi”. Un’ altra cosa che ho proprio vissuto è che questo è possibile solo se ci si butta totalmente in quello che si fa, se non ci si risparmia, provando e riprovando. In questo facevamo fatica, ma eravamo sempre esortati a farlo dai quattro che ci seguivano. È soprattutto grazie a loro che ho capito questo, per esempio, quando durante le prove Andrea o Adriana mi facevano qualche richiamo o correzione, a volte mi facevano sentire, per farmi capire, come avrei dovuto dire una certa frase; e io, ammirata da quanto la facessero bene, cercavo semplicemente di imitarli, e di ridirla nel loro stesso modo. Poi però, andando avanti con le prove capivo che un lavoro così non aveva senso e non riuscivo neanche bene. Il richiamo che loro mi facevano non era un “fai come me” ma un “sii presente, sii te stessa nel fare questa cosa come lo sono io adesso”. Ed era per quello che a loro veniva così bene!(oltre ai molti anni in più di studio rispetto a me).

Questo tipo di lavoro è stato ciò che mi ha colpito e maggiormente mi è rimasto di questa esperienza, oltre a mille altre cose come per esempio l’approfondimento affascinante come non mai di argomenti studiati a scuola-cosa che non mi capita molto spesso-, e che mi rende assolutamente disponibile a continuarla se ci sarà qualche modo e occasione.

 

 

Sicuramente è stato bellissimo il clima che da subito si è instaurato sereno ma concentrato e anche il fatto di conoscere persone nuove ha reso la cosa molto più interessante.

Inoltre la cosa che più mi ha colpito è che voi fin da subito avete mostrato di avere ben chiaro dove dovevamo arrivare, certo lo spettacolo era tutto da costruire ma una meta chiara c'era fin da subito e per me è stato essenziale per poter stare al passo con il lavoro.

Ma l'aspetto che sicuramente mi ha colpito più di tutto e che mi ha spronato a non cedere anche quando il lavoro era tanto e la stanchezza si faceva sentire, è che voi mi avete proposto una ipotesi di lavoro bella  e in cui voi vi siete implicati in prima persona. Mi avete sempre dato le ragioni per cui stare in quel lavoro, che comunque non ci ha risparmiato nessuna fatica, e tutto quello che io avevo già studiato a scuola mi è diventato in questo modo molto più familiare, è diventato realmente mio. Ho potuto fare esperienza vera di una cosa che già sui libri di testo mi aveva emozionato e colpito, ma che era comunque rimasta astratta.

La settimana passata a Oggiono mi ha fatto davvero desiderare di poter studiare ogni cosa così, come è stato per la tragedia, di poter far diventare tutto quello che studio veramente mio, di farne sempre una esperienza così bella.

E per questa occasione che voi quattro mi avete dato vi devo proprio ringraziare di cuore... davvero!!

spero di essere stata chiara e non troppo ripetitiva ... a presto!!!

 

 

 



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