"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI)

"La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)

 

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2011-2

 

Da quando nel 1981 abbiamo fatto uscire, scritto a macchina e con un look non proprio elegante, il primo numero ufficiale della rivista, si sono succeduti una sessantina di editoriali, che ora, per festeggiare in qualche modo il trentennale, abbiamo pubblicato sul sito. Vi invitiamo a leggerli o rileggerli: noi stessi li abbiamo via via ripresi in mano e ne abbiamo tratto alcune considerazioni.

 

Anzitutto sono lo specchio sempre attento e vigile di trent’anni di scuola italiana. Vi ritroviamo commentati e discussi i vari progetti di riforma, con una tensione – ci pare – a valorizzare il positivo e nello stesso tempo a denunciare quanto di assurdo, ideologico e meschino ciascuno conteneva. Pensiamo ai vari progetti di biennio unico, alla riduzione di latino e greco a materie opzionali, all’aumento smisurato di ore e materie, o all’inverso alla diminuzione di un anno, alla varietà di ipotesi sull’insegnamento della storia (biennio per temi d’attualità, triennio con tutta la storia concentrata, ad esempio), all’eliminazione di testi fondamentali per la nostra cultura, e quant’altro. Zetesis si è sembra pronunciata in tutte le sedi possibili, cercando alleati in altri movimenti e associazioni, creando eventi o partecipandovi, con motivazioni ragionevoli e con, a volte, un qualche ascolto.

Vi troviamo anche commenti su particolari questioni, quali l’insegnamento del latino nella scuola media, la soppressione degli esami a settembre e poi di nuovo la loro sostanziale reintroduzione, i diversi tipi di esami di Stato e il loro utilizzo da parte del Ministero, soprattutto nella scelta delle prove scritte; inoltre sull’annosa questione del reclutamento dei docenti, con interventi puntuali su corsi abilitanti, concorsi in varia forma e ultimamente sul TFA ancora sospeso e sulla modificazione delle classi di concorso. E non sono mancati giudizi anche duri sulle scelte delle case editrici, pronte spesso a cavalcare o a prevenire ogni riforma tanto da fare opinione: in genere con l’esito di ridurre la libertà di impostare il proprio lavoro e leggere testi di propria scelta. Anche su questo vi sono state interessanti inversioni di tendenza, che abbiamo registrato con prudente soddisfazione.

 

In secondo luogo gli editoriali sono un continuo richiamo alla serietà del nostro lavoro, di insegnanti e di pubblicisti. Nessun giudizio su quanto è compiuto all’esterno deve prescindere dalla necessità di ridirci il senso del nostro operare nell’ambito dell’educazione e in particolare delle lettere classiche. Ci sembra di poter dire che non abbiamo mai perso di vista lo scopo dei nostri studi, la ricerca del formarsi della civiltà europea e l’incontro col desiderio del cuore umano, né l’importanza di un metodo rigoroso che partisse dal dato e dal testo invece di inseguire ogni moda e ogni ideologia. Pur pronti a cogliere ogni innovazione (di metodo, di strumenti), le abbiamo tutte vagliate alla luce di quanto detto, e molte le abbiamo viste perdersi senza troppi rimpianti.

 

L’attenzione alla realtà ci ha più volte portati a giudicarla, soprattutto per quanto riguarda la nascita e lo sviluppo della comunità europea, in cui abbiamo cercato invano di scorgere la valorizzazione delle proprie radici; mentre ci siamo spesso affidati con attenzione e gratitudine alle parole di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che, seppure in modo diverso, hanno dato stabilità e certezza al nostro studio dell’antico, come pure alle parole di altri maestri e compagni di strada.

 

Nella situazione attuale occorre essere vigilanti. Il cambio di ministro a metà della riforma è sicuramente un rischio, perché sembra inevitabile che ogni ministro, di qualunque origine, voglia lasciare traccia di sé. Si torna a parlare di sette anni di scuola primaria/secondaria di primo grado, con lo scopo dichiarato di risparmiare il costo di un anno/ragazzo: una vecchia idea, ricordate l’ onda anomala? Ma chi opera nel biennio sa che il quattordicenne è solo apparentemente più maturo di anni fa; in realtà è molto più fragile, più incostante, più incapace di metodo; l’anticipazione ci sembra improponibile. E resta aperto, come si diceva, il reclutamento, perché i mesi sono passati e la possibilità di concludere il TFA entro l’anno scolastico, già difficile all’origine, è ormai vanificata, mentre tanti giovani insegnanti hanno speso mesi e soldi in una preparazione di cui non si vede l’esito.

 

Ci lasciamo con un augurio di buon lavoro e con il monito di S. Paolo “Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”.  

 

 

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