CONVEGNO AESPI (ROMA 26 FEBBRAIO 2009). RESOCONTO E INTERVENTO DI ZETESIS
 

 

 

 

"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI)

"La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)

 

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RESOCONTO CONVEGNO AESPI

(ROMA 26 febbraio 2009)

 

 

Il 26 febbraio 2009 si è svolto a Roma, nella Sala Piccola della Protomoteca del Campidoglio, il Convegno Nazionale promosso dall’Associazione AESPI, dal titolo “LATINO? SI’, GRAZIE! Civis Romanus sum, latine loquor”.

 

Il Convegno, iniziatosi alle ore 9, e conclusosi alle ore 14, nelle tre sessioni in cui è stato strutturato, ha visto una ricca serie di interventi di alto livello culturale, denotanti il vivo e diffuso interesse per l’insegnamento e lo studio della lingua latina.

Presidenza e Coordinamento sono stati tenuti dai Professori Angelo Ruggiero, Filippo Franciosi, Giuseppe Manzoni di Chiosca. Molti i messaggi inviati da quanti non hanno potuto essere presenti, tra i quali la Prof. ssa Rita Calderini, Segretaria del CNADSI.

L’attualità e l’utilità dello studio di questa lingua sono stati messi in rilievo da tutti gli interventi dei Convenuti, in rapporto alle lingue moderne (Prof. ssa Francesca Orestano), alle scienze (Prof. Enrico Orsi), al suo valore pedagogico (Dott. Raffaele Ciambrone).

La seconda sessione ha esaminato lo studio e la presenza del latino nel tempo e nei vari ordini di istituti scolastici italiani, con interessanti cenni ad alcune nazioni europee ed agli Stati Uniti: nei licei scientifici (Prof. Giulio Alfano), nella scuola secondaria di primo grado (Preside Giuseppe Casoria), come insegnamento in chiave europea (Prof. Alessandro Cesareo).

Il prof. Luca Lattanzi ha descritto la sua esperienza di insegnamento con il metodo Oerberg.

La terza ed ultima sessione è stata riservata alle proposte ed ai giudizi delle associazioni e dei gruppi di lavoro: CNADSI (Preside Giuseppe Fabbri), PRISMA (Prof. ssa Annamaria Giannetto, Presidente), ZETESIS (Prof. ssa Consuelo Cristofori, redattrice).

Non sono mancati la presenza ed il patrocinio di vari esponenti politici: in particolare ricorderei l’intervento introduttivo dell’On. Paola Frassinetti, impegnata nella Settima Commissione della Camera (Istruzione), e la lettera inviata dall’On. Mario Mauro, parlamentare europeo.

 

Le relazioni presentate al Convegno hanno evidenziato, a mio avviso, due principali elementi, che andrebbero accuratamente valutati:

 

1. Da un punto di vista culturale, non sembra esservi, come in tempi trascorsi, una opposizione di principio ed esplicita allo studio ed all’insegnamento del latino e delle discipline classiche, se si tolgono le posizioni di Attilio Oliva, presidente di “TreElle”, e conseguentemente dei membri della Confindustria, appiattiti su posizioni di incremento del sapere esclusivamente tecnologico e mercantilistico;

2. Quanto alle proposte di legge presentate dal Ministro Gelmini, è pressoché unanime e condivisa la preoccupazione, già esposta da “Zetesis”, per le conseguenze pratiche di esse: la lotta agli sprechi, che pure esistono, ed altri pur necessari cambiamenti, non possono esser attuati da persone che poco o niente hanno a che vedere col mondo della scuola e non ne conoscono la meccanica interna. Il rischio è infatti quello di proporre rimedi peggiori del male.

 

 

PROPOSTA DELLA RIVISTA “ZETESIS”

 

 

Innanzitutto: che cosa è “Zetesis”?

Credo che la miglior descrizione di noi sia questa, e molto semplice: un sodalizio di amici, legati, ormai da più di venticinque anni, dalla comune passione per il mondo classico e dalla ricerca del suo più profondo significato.

 

Desidero sottolineare brevemente il valore del latino, in particolare al Liceo Classico

 

1. Cosa significa insegnare Latino al Classico?

 a. riconoscere ed approfondire il legame con le altre lingue e con le altre letterature europee moderne;

 b. riconoscere ed evidenziare il legame strutturale con il greco;

 c. chiarire che il mondo latino sta a fondamento della nostra civiltà: ci sta a cuore il latino perchè nell’attuale emergenza, italiana ed europea, l’approfondimento ed il mantenimento della nostra identità sono assolutamente inderogabili. Conosciamo in proposito molti pronunciamenti, da Napolitano agli ultimi due pontefici: sta a tutti noi far sì che concretamente le loro affermazioni non restino mere petizioni di principio.

 

2. L’oggetto dello studio del latino è l’UOMO ( così pure dicasi per l’italiano), cioè esso ha un valore educativo globale insostituibile. Si può sottolineare questo o quell’aspetto educativo, ma tutti sono positivi e degni di essere valorizzati, come hanno ben espresso i precedenti oratori.

– E’ uno studio del tutto gratuito, cioè apparentemente inutile, se stiamo alle logiche dei nostri giorni; in realtà siamo noi stessi l’oggetto di tali studi.

– Il liceo classico persegue l’unitarietà dei saperi: questo è il suo fine e il suo metodo. In esso in realtà non sussiste affatto la dicotomia che tanti paventano, fra studi scientifici ed umanistici.

 

3. L’insegnamento è efficace nella misura in cui noi stessi vi siamo fortemente motivati, cioè conosciamo il senso profondo delle nostre discipline; da ciò segue la motivazione stessa degli alunni. La nostra esperienza di insegnanti ci permette di svolgere qualche considerazione:

a. alcuni sono molto motivati, ne intuiscono il senso, e sono parecchi, più di quanto si creda. A nostro parere, non esiste fra i giovani una preclusione aprioristica allo studio dell’antico: quando, per esempio, la Prof. ssa Regoliosi, direttrice della rivista, è chiamata a svolgere lezioni in Istituti Tecnici, o comunque non liceali, l’entusiasmo degli alunni è sempre grande.

b. altri non lo sono, o perché noi stessi non diamo un valido motivo per lo studio delle discipline classiche, o per la oggettiva difficoltà tecnica delle traduzioni, dal latino e dal greco, cui non tutti sono per natura predisposti.

 

– In anni recenti è stata proposta per il Liceo Classico una struttura piramidale, con una base più generica e un vertice più professionalizzante: questo però significa avviare il classico all’estinzione. Esso infatti non è mai stato pensato come la fucina dei futuri filologi, tanto è vero che in ogni classe di maturità ci sono uno, due alunni al massimo che si iscriveranno a lettere classiche, ma come strumento di formazione per una personalità culturale ampia, capace di affrontare ogni tipo di studi e di professioni portando con sè metodo di lavoro e profondità di pensiero. E’ inquietante pensare che per taluni intellettuali e politici il classico sia il rifugio di pochi nostalgici fuori del mondo.

 

4. Qual è la situazione attuale, con gli ultimi decreti legge?

Propongo il frutto delle nostre riflessioni in proposito.

 

A. E’ proprio necessaria una riforma?

Noi non ne siamo convinti, perché:

 

Sia al classico sia allo scientifico,

la riforma è già stata fatta, nel tempo, da noi Docenti, insieme ad alunni e genitori: è una riforma realizzata veramente dalla base, dal BASSO, per esempio:

 – scansione dell’insegnamento linguistico in 3 anni anziché due, se necessario;

 – letterature svolte parallelamente agli autori, se e quando possibile;

 – svolgimento di percorsi tematici, che mantengono per altro la corretta scansione dei

 contenuti programmatici;

 – studio parallelo, ove possibile, del latino e del greco; ed altri esempi si potrebbero

 addurre.

 

Una controprova molto concreta risulta dalla insoddisfazione degli alunni, anche non brillanti, iscritti a Lettere Moderne:

“Non è il massimo iscriversi all’Università e accorgersi che i corsi di Lettere del Liceo erano di gran lunga più interessanti e migliori”.

 

B. Ci sono gravi pericoli nelle ultime proposte riformatrici, che si possono così sintetizzare:

a. bene il mantenimento dello stesso numero di ore di latino e greco

b. male la riconduzione di tutte le cattedre a 18° ore: applicata alla nostra cattedra, A052, sconvolge tutto, vanificando il lavoro svolto da anni di cui si è detto sopra; provoca anche un gravissimo problema sindacale se le cattedre e le classi di concorso vengono sconvolte, in particolare per Latino e italiano (A051) che ha 16 ore, e poi per noi, con UNA ora!

Insomma un rimedio peggiore del male …

c. male l’ultimo anno detto “orientativo”, 2 + 2 + 1: è una formulazione ambigua, che significa concretamente?

 

Si spera niente, perché:

– Nell’ultimo anno si tirano le somme di tutte le materie svolte, in particolare di

latino e greco, riallacciando i nessi culturali fra i concetti e i periodi analizzati negli anni precedenti: serve quindi il giusto numero di ore;

 – In realtà, quasi nessuno degli alunni ha già preso una decisione concreta per la

 scelta della facoltà o del lavoro: la più parte decide definitivamente dopo gli

 esami, i ragazzi sono ancora in fase di estrema incertezza.

 

 

 

Piccola galleria fotografica (programma con invito e immagini del Convegno).

                 

 

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