Hyperlatino
 

 

 

 

"Il patrimonio greco, criticamente purificato, è parte integrante della fede cristiana" (Benedetto XVI)

"La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma" (Benedetto XVI)

 

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AA. VV., Hyperlatino 1, Dida-El, Tecnologie multimediali per la comunicazione della conoscenza, Milano, 1998. Un CD-ROM.

Il sottotitolo definisce l’opera come Il metodo multimediale per apprendere la letteratura latina, e apprendiamo dal fascicolo allegato al dischetto che l’intenzione è quella di fornire un’"antologia su CD-ROM che tratta i più importanti autori della latinità, da Plauto ad Agostino": essa si comporrà di tre dischetti e darà spazio anche ad autori "di solito esclusi dalle antologie" come Marziale, Suetonio, Petronio, Catone, Tertulliano. Una valutazione compiuta si potrà fare unicamente dopo l’uscita di tutti e tre i dischetti. Comunque, osservando che la scelta degli autori non segue l’ordine cronologico, è possibile affermare fin da ora che Hyperlatino si configura non come un’antologia della storia letteraria, bensì come un’antologia di autori (o meglio, una serie di antologie di autori). Anche l’esatta definizione dei destinatari di questo primo volume non è chiara, e non si può nemmeno dire se l’antologia è rivolta ai liceo classico o al liceo scientifico o ad altri tipi di scuola: vi sono autori che potrebbero stare in un’antologia del biennio (Fedro, Nepote) accanto ad autori previsti come letture del terzo anno di studi (Cesare) e ad altri che si situano didatticamente nei programmi di anni successivi, come Virgilio.

Il dischetto (la cui installazione occupa circa 8 MB sul disco fisso) si avvale delle tecniche ipertestuali per tessere una trama che lega ogni autore al contesto storico nel quale si muove, al complesso dell’opera da lui scritta e al genere letterario che definisce l’opera trattata. La schermata iniziale invita a procedere scegliendo tra: Generi; Percorsi; Esercizi; Critica; Autori; Opere; Lezioni; Contesti; Brani antologici. L’organizzazione dei collegamenti tra le varie sezioni è schematizzata nel diagramma seguente.

 

Gli autori compresi sono otto (Catullo, Cesare, Fedro, Nepote, Properzio, Sallustio, Tibullo, Virgilio); poiché Cesare, Sallustio e Virgilio sono presenti con brani tratti dalle opere principali, in totale abbiamo brani da dodici opere, per un ammontare complessivo di 174 brani. Nella sezione Contesti si forniscono ampie informazioni storico-letterarie (per un totale di quasi duecento schermate) dell’età cesariana, augustea e giulio-claudia. Troviamo poi presentazioni più succinte di otto generi letterari (poesia bucolica, elegia, favola, epica, lirica, poesia didascalica, storiografia, biografia), con sobri riferimenti sia all’origine del genere sia alla sua sorte successiva (rimanendo nell’ambito della letteratura latina) e il rinvio ai principali autori greci e latini che l’hanno trattato. Troviamo infine nella sezione Critica 95 brani tratti da autori ed opere moderne. Ovviamente in ognuna di queste sezioni vi sono rimandi a finestre ulteriori, che forniscono informazioni su autori, epoche, personaggi (storici o del mito), luoghi citati.

Per descrivere nel modo più semplice possibile le modalità di utilizzazione dell’opera procediamo con un esempio concreto. Selezionando Opere si apre una finestra che elenca (in ordine alfabetico) le opere presenti nel dischetto. Scegliamo una delle opere indicate, ad esempio i Carmina di Tibullo, ed abbiamo, preceduta da un’immagine antica che riproduce una delle tre Grazie, un’introduzione abbastanza corposa (venti schermate in tutto) sul Corpus Tibullianum. Aprendo invece la sezione Brani antologici troviamo che quattro sono le elegie di Tibullo presenti nella raccolta (I 1; I 3; I 10; II 1). Con un’ulteriore selezione arriviamo alla lettura di uno di questi brani (per esempio I 3 Il poeta malato). Si inizia con un riassunto dell’elegia: se si desiderano le notizie generali sul poeta, le dobbiamo cercare nella sezione Autori, mentre per le notizie generali sulla sua opera (e sull’elegia prescelta) dobbiamo ritornare nella sezione Opere. La funzione "Collegamento", che si trova nella parte bassa dello schermo, facilita il passaggio tra queste sezioni. Una volta passate le tre schermate introduttive, si affronta il testo vero e proprio, suddiviso in sezioni (precisamente, nella fattispecie, otto sezioni: vv. 1-10; 11-22; 23-34; 35-48; 49-58; 59-66; 67-82; 83-94). Nella parte superiore dello schermo viene dato il testo del poeta (a gruppi di otto versi per volta): immediatamente sotto al testo sono indicate le possibilità offerte al lettore: si può avere sullo schermo o una traduzione moderna o tre gruppi di note (grammaticali, stilistiche, storico-culturali). I brani di poesia offrono in più lo schema metrico del brano, con una lettura del passo selezionato. Resta sottinteso che in ognuna di queste sezioni vi è sempre la possibilità di accedere a ulteriori finestre. Ad esempio nell’elegia tibulliana che abbiamo assunto a esempio la nota grammaticale al v. 4 avverte che abstineas è un congiuntivo esortativo: la voce congiuntivo esortativo è contraddistinta da un diverso colore, e operando col mouse su di essa si possono avere informazioni generali ed esempi su questo tipo di congiuntivo. Pertanto l’opera, pur non potendosi ritenere sostitutiva delle grammatiche tradizionali, facilita il richiamo e il ripasso di argomenti linguistici che difficilmente lo studente andrebbe a cercare per proprio conto sul manuale. Analogamente, per rimanere sempre nell’ambito dei primi versi del brano prescelto, il commento stilistico e le note storico-culturali permettono il rinvio alle finestre specifiche di argomenti letterari (topos, propemptikon) o storici (Messalla, Delia, Osiride e così via), che a loro volta possono aprire su ulteriori collegamenti (p.es. la scheda Osiride permette il rinvio a schede sui culti misterici e sull’ellenismo). I nomi di luogo sono in colore azzurro, e selezionandoli si passa a carte geografiche in cui è segnato il toponimo desiderato. Sulla parte sinistra dello schermo si ha la funzione Sommario che permette di vedere la struttura generale del brano, mentre la parte destra e la parte inferiore portano alle schermate di carattere generale. Sulla destra troviamo le indicazioni per arrivare al menu principale, al dizionario dei nomi propri, al dizionario dei toponimi, alla finestra di aiuto (che peraltro, col suo carattere molto generico, presuppone un utente che già sia in grado di navigare nello spazio intertestuale) e all’uscita dal programma. Un altro menu (Collegamenti) collocato nella parte inferiore dello schermo facilita il collegamento con le sezioni Opere e Autori o con la sezione Critica, in quanto porta esclusivamente agli autori o agli aspetti che hanno immediata relazione col brano prescelto (ad esempio Autori ci riporta alla biografia di Tibullo, mentre Critica ci riporta a un brano di La Penna riguardante appunto Tib. I 3). Si ha poi la possibilità di creare un "cammino personalizzato" e un proprio "quaderno", riorganizzando a piacere il materiale della raccolta (mediante le funzioni, usuali per chi abbia un minimo di dimestichezza con Windows, di Taglia e Incolla). Infine le due voci Back e Stampa permettono o di retrocedere a una sezione selezionata in precedenza e poi abbandonata o di stampare una scheda o un brano di testo.

Che dire di questa proposta? Il giudizio è nel complesso positivo: si tratta di un lavoro che merita considerazione da parte degli insegnanti e della scuola. Innanzitutto il numero dei brani compresi nella raccolta non si discosta quantitativamente da quello tradizionale di una normale antologia scolastica, e questo ci sembra un dato positivo: l’eccessiva ricchezza (lo spazio di un CD-ROM è immensamente più grande di quello di un libro di testo!) è spesso causa di imbarazzo o addirittura di angoscia, perché di fronte a moli eccessive di materiale (talora accatastato senza criterio, come accade in certi voluminosi prodotti dell’editoria attuale) sarebbero da considerare normale una reazione di repulsione (per il docente) o un senso di oppressione (per lo studente). Va lodata l’attenzione degli autori anche per gli aspetti filologici: sono apprezzabili le biografie degli autori, con ampia e intelligente utilizzazione delle fonti antiche, e le informazioni sulle trasmissioni del testo sono esaurienti, e infine vi sono apparati bibliografici, brevi e limitati a testi in italiano (come è giusto che sia), ma precisi e aggiornati. Il taglio delle note (di ogni tipologia) è in genere molto sobrio, e anche nelle presentazioni degli autori, dei brani, dei generi, dei periodi i curatori si attengono a un criterio di lodevole essenzialità. Non va neppure dimenticato che, proprio in grazia della sua peculiarità, il metodo ipertestuale permette più facilmente di presentare in prima istanza le sole notizie di carattere strettamente essenziale, rimandando, con apposite finestre, a istanze successive tutto ciò che è accessorio e può essere affrontato in un secondo momento o anche trascurato del tutto, a seconda del percorso di studio e di ricerca che docente e disccnte intendono organizzare. Anche la scelta dell’apparato iconografico si attiene ai medesimi criteri di grande discrezione: la presenza delle immagini è misurata (nonostante le possibilità di effetti speciali che la tecnologia avrebbe consentito!) e vuole essere un corretto supporto della lettura dei testi, senza pretendere di sovrapporsi a questa (lacuna grave, che ci permettiamo di segnalare, è però la mancanza di indicazioni delle fonti). Rileviamo infine con piacere che il taglio del lavoro è omogeneo (nonostante la foltissima presenza di collaboratori), che l’opera è nel suo complesso molto ben curata e che anche l’informazione offerta agli studenti è attendibile: non ci è capitato di riscontrare, nelle parti esaminate, scorrettezze o imprecisioni.

Rimangono da fare alcune osservazioni, che sottoponiamo ai curatori della raccolta come contributo in vista di un perfezionamento dell’opera. Innanzitutto per la lettura di Hyperlatino si richiede Windows 95: personalmente abbiamo dovuto superare qualche difficoltà per poter accedere alla lettura del CD-ROM usando Windows 98, essendo stato difficile, all’inizio, trovare un "settaggio" corretto dello schermo (inizialmente il puntatore risultava sfasato rispetto ai menu che tentavamo di prescegliere). Non sappiamo quanto questo dipenda da imperizia nostra e quanto dai limiti intrinseci di quegli ingombranti pachidermi che sono gli ultimi prodotti della scuderia Microsoft. Ma non sarebbe possibile rendere accessibile il disco anche per la versione 3.1 di Windows, che è tuttora molto diffusa e che, a nostro giudizio (di non addetti ai lavori che utilizzano intensamente il PC per lavoro), è notevolmente più agile (e di uso assai più semplice) rispetto ai corpulenti e sgraziati fratelli minori che ne hanno preso il posto?

Per quanto riguarda la struttura del CD-ROM, rileviamo la scarsa elasticità nel passaggio da una finestra all’altra. Per passare, ad esempio, da una sezione all’altra è obbligatorio chiudere la finestra che si sta leggendo: si potrà poi ritornare al punto abbandonato per mezzo della funzione Back, ma in molti casi sarebbe utile avere sott’occhio le due finestre contemporaneamente. Questo problema si avverte in modo ancora più acuto per i commenti del testo. L’utilità di avere davanti insieme le note grammaticali, stilistiche e storiche è evidente: oltre tutto, l’impostazione del materiale fa sì che, a differenza di quanto avviene generalmente coi testi scolastici attualmente circolanti, le note grammaticali non guidino in genere alla corretta interpretazione del passo: per esprimersi in termini più espliciti, non suggeriscono una traduzione italiana neppure di passi sintatticamente o concettualmente complessi. Il fatto che si abbia a disposizione una traduzione d’autore non risolve il problema, anche perché la traduzione d’autore per ovvie ragioni non è a servizio immediato del testo. Per rilevare quanto queste traduzioni non siano affidabili, almeno da un punto di vista dell’utilità didattica e pratica, basta considerare Eneide I 1, per cui viene offerta la versione di R. Calzecchi Onesti, che non aiuta certo a capire il virgiliano Arma virumque cano col suo Armi canto e l’uomo, oltre tutto scorretto (perché il poeta non intende cantare armi, ma le armi di quell’uomo: curiosamente, nessuno dei tre commenti richiama l’endiadi arma virumque per arma viri). In questo modo i vantaggi dell’ipertestualità si riducono non poco. Ricordiamo che per esempio i testi della collana Traditio (che almeno i nostri lettori più anziani ricorderanno certamente) distinguevano tra commento grammaticale e commento storico-letterario, ma il lettore aveva a disposizione entrambi nella stessa pagina.

Collegato con questa scarsa elasticità è l’impossibilità di scorrere all’interno delle finestre. Si può solamente passare da una finestra all’altra utilizzando il mouse (premendo l’angolo inferiore destro per procedere o per chiudere e l’angolo inferiore sinistro per retrocedere: ma bisogna scoprirlo da sé, perché non ci sembra che questo venga detto da qualche parte), e non sono previste modalità d’accesso alternative utilizzando la tastiera. Ogni finestra è alternativa alla precedente o alla seguente. Il risultato è che, una volta letti i primi otto versi o le prime otto righe di un determinato testo (che è lo spazio massimo concesso da una finestra di testo), si può passare alle successive otto, ma non è possibile, ad esempio, avere sullo schermo la parte finale di una finestra insieme all’inizio della nuova. Gli inconvenienti che ne derivano sono ovvii. Per fare un esempio: in Cesare, BG I 2 si arriva alla fine di una finestra con qui provinciam nostra ab Helvetiis: il dividit che chiude il periodo si trova all’inizio della finestra successiva (un enjambement a una parola?): la scomodità che ne risulta, in sede di analisi del periodo e della proposizione, è evidente. Ma questo inconveniente si proietta anche sulla traduzione: infatti, nei brani di prosa il contenuto di una finestra di traduzione non corrisponde che approssimativamente al contenuto di una finestra di testo: per rifarci all’esempio di BG I 2, essendo la traduzione italiana tipograficamente più lunga dell’originale latino, l’intera parte finale del periodo che costituisce il paragrafo 3 (e non solo il verbo conclusivo) si trova in una finestra diversa rispetto a quella che contiene la parte iniziale del capitolo. La mancanza di corrispondenza si rileva, e in modo più accentuato, anche nelle finestre del commento. Ma anche in altre circostanze questa stessa limitazione può determinare incertezze ed equivoci. Ad esempio, aprendo Brani antologici appare la finestra che elenca i passi e che termina con l’indicazione di tre elegie di Tibullo (I 1, I 3, I 10): solo passando alla seconda finestra apprendiamo di avere a disposizione anche Tibullo II 1. Si obietterà che una possibilità di scorrimento all’interno dei testi è offerta utilizzando la funzione Quaderno, che consente di prelevare e unire sezioni desiderate di testo, per poi farne l’uso che si ritiene più opportuno (e quindi riprendere quelle parti del commento grammaticale o stilistico che si desiderano e metterle accanto alle parti di testo che si preferisce). Ma la laboriosità del procedimento è tale da rendere oggettivamente improponibile questa soluzione, se non in casi limitati. Si tratta infatti di importare sezioni di testi, coi soliti procedimenti di Windows (in questo caso è concesso di utilizzare anche la tastiera!), di incollarle e di salvarle in una cartella che viene collocata sul disco fisso nella posizione Hyperlatino\personal\*.txt: il tutto risulta lento e macchinoso. Oltretutto, essendo il file salvato in formato testo, si viene a perdere tutta la formattazione originale, e vengono meno i caratteri peculiari dell’ipertestualità.

Qualche osservazione merita la lettura metrica, che si sforza di essere lenta, così da pronunciare in modo nitido e rilevato gli ictus metrici. Il risultato è una lettura enfatica, e in un ultima analisi non molto adeguata agli scopi (di natura eminentemente didattica) che ci si prefigge. Ci sembra superflua la lettura metrica delle favole di Fedro, che non è in genere proposta ai neofiti di latino, sia per le difficoltà intrinseche del senario di questo autore (ricco di sostituzioni tutt’altro che agevoli da individuareper chi ha ancora poca esperienza di metrica) sia perché la lettura che ne risulta è poco efficace ai nostri orecchi. Suggeriremmo anche di rendere più riconoscibili le elisioni: che senso ha, per sempio, in Catullo 3, 2 et quantum est hominum venustiorum collocare un accento sensibilmente pronunciato su (et quántum) ést, quando la scansione metrica presume una lettura et quantúm ’st? E analogamente al v. 10 dello stesso componimento ad solam dominam usque pipiabat una scansione dóminam úsque, in luogo di dominaúsque risulta alla fin fine imprecisa, e la scorrettezza non è neppure indolore dal punto di vista dei valori espressivi, perché la scelta di lasciare domin(am) priva di accento metrico (e collocata al centro del verso in una posizione poco rilevata) non sarà stata casuale da parte del poeta. Tanto valeva leggere lasciando in ombra le -m finali, sulla cui effettiva pronunzia in epoca precesariana (non solo nei testi poetici) non abbiamo neppure le idee del tutto chiare. Se è lecita una considerazione personale, tralasceremmo gli sfondi di musica barocca, sia perché accentuano il carattere retorico della lettura, sia perché riteniamo offensivo nei confronti dei brani prescelti (e dei contenuti musicali che essi veicolano) l’idea che essi siano così neutrali da potersi adattare a qualunque contesto e a qualunque situazione: la follia di Didone non ha nulla a che vedere col Terzo brandeburghese di Bach.

Rimane da dire qualcosa sugli Esercizi. Questi sono presenti in ogni sezione, e per ogni domanda (relativa ad aspetti linguistici o contenutistici) vengono formulate più risposte, tra le quali lo studente deve scegliere. Se la risposta è scorretta, è possibile essere riportati alla pagina del testo che riporta la risposta corretta. In linea di massima dobbiamo osservare che le domande sono molto elementari, e in sostanza ci sembra che questa parte debba essere ripresa e integrata in misura notevole.

Dopo avere così elencato i pregi (molti) e i difetti (limitati) dell’opera, abbiamo lasciato per ultima quella che riteniamo la domanda di fondo. Chi è il destinatario di quest’opera? Qual è concretamente l’utilizzazione didattica che si pensa di farne? Sostituire il tradizionale libro di testo con un CD-ROM è impensabile, sia per un motivo di costi (in termini di prezzo la proporzione tra testo e dischetto è di almeno sette a uno) sia per un motivo di scarsa alfabetizzazione informatica del mondo della scuola. Nonostante tutto, il numero di studenti liceali in grado di operare con un computer (di lavorare e scrivere, non di giocare!) è ancora minoritario: facciamo questa affermazione sulla base di un’esperienza personale diretta e concreta, dovendo nella grande maggioranza dei casi esortare i nostri laureandi (di lettere e di lingue moderne) ad apprendere almeno i rudimenti della videoscrittura. Non è neppure detto (e non lo si può certo pretendere) che in tutte le case vi siano computer che operano con Windows 95 e adeguati lettori di CD-ROM. Altra ipotesi sarebbe quella di utilizzare il CD-ROM nelle classi, tramite terminali collegati in rete. Ma neppure una soluzione siffatta è indenne da rischi: il dischetto equivale a un libro di testo, e lo scopro del libro di testo è quella di essere portato a casa come necessario e insostituibile supporto per il lavoro individuale di apprendimento, di ripasso, di approfondimento: utilizzare il dischetto nelle classi significa porsi in una prospettiva in cui tutto il lavoro scolastico si esaurisce nell’ora di lezione, e lo studente non ha più neppure la possibilità materiale di riprendere e di ripensare ai contenuti e ai testi che gli sono stati offerti durante la scuola. Come si vede, siamo di fronte a una problematica di notevole spessore che non intendiamo qui sollevare, per evidenti motivi di spazio e di opportunità. Con la speranza di poterla riprendere e discutere più approfonditamente in altra occasione, non ci resta che riadire il giudizio sostanzialmente positivo (al di là dei limiti individuati) di Hyperlatino.

 

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