2009-1. Editoriale.
 

 

 

 

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2009-1

 

 

Nel precedente numero riportavamo il testo della lettera da noi inviata il 20/10/08 al Ministro Gelmini e il successivo giudizio della redazione di Zetesis sulla proposta di riforma: tali documenti sono tuttora consultabili anche sul sito. Ci troviamo ora a tirare le somme circa le modificazioni che questi mesi di riflessione e ripensamento hanno apportato al progetto iniziale.

Anzitutto gli aspetti positivi. A costo di sembrare eccessivamente conservatori giudichiamo soddisfacente la sostanziale tenuta dell’impianto del classico, anche a fronte delle non numerose ipotesi di cambiamento della stesura precedente. Avevamo criticato l’anticipazione di scienze e arte al biennio: scienze perché rischiava di essere una ripetizione dell’educazione scientifica della secondaria di primo grado, e inoltre perché avrebbe considerevolmente peggiorato la cattedra di tale materia aumentando il numero di classi per docente; arte perché avrebbe eccessivamente diluito la materia disperdendola in singole ore settimanali e costringendo i docenti ad assumersi fino a diciotto classi. Entrambe le ipotesi sono saltate: il biennio (si presume che non si chiamerà più ginnasio!) conserva le materie tradizionali con l’aumento di un’ora di matematica, del tutto giustificato. Nel triennio le ore di arte passano – giustamente – a due e le materie scientifiche, pur diversamente distribuite, restano a sette ore settimanali per anno, senza alterare cioè gli equilibri interni. Le cattedre di matematica e fisica sono così portate a 18 ore per sezione e quelle di scienze restano su due sezioni, con una buona speranza di razionalizzazione delle assegnazioni.

Siamo però preoccupati per due questioni. Anzitutto il Ministero sul suo sito presenta come una grande novità il prolungamento dell’inglese, senza dire che rispetto alla sperimentazione ormai ventennale e diffusa in tutt’Italia c’è una grave riduzione: tre ore al biennio e due al triennio sono veramente poche. Nella nostra proposta avanzavamo la possibilità di limitare a due le ore del triennio (lasciando però extracurricolare la preparazione del FCE), ma davamo per scontato che restassero quattro ore al biennio, in modo da permettere per tutto il triennio lo studio letterario. In questa maniera invece è difficile che trovino il giusto posto studio linguistico e letterario: temiamo che proprio al classico, in cui lo studio della letteratura inglese dovrebbe avere un posto rilevante, si finisca per ripiegare sulle sole abilità linguistiche. Una perdita e un ritorno all’indietro: mentre un’ora in più al biennio non sarebbe assolutamente un aggravio eccessivo (oppure al triennio: ma qui entra in gioco l’impegno del Ministro a ridurre le ore, impegno in sé positivo).

L’altra questione riguarda la modificazione delle classi di concorso. Ribadiamo la nostra preoccupazione che per portare tutte le cattedre a 18 ore si finisca con l’espropriare i docenti dell’A052 di ore che sono loro di diritto a vantaggio degli italianisti: questi fra l’altro godono già di privilegi, quali l’assegnazione delle ore di latino disponibili al triennio anche a danno dei colleghi classicisti.

Per quanto riguarda gli altri licei, troviamo un po’ mortificante che si sia tornati all’opzione scientifico tecnologico in omaggio all’antico progetto Moratti: uno scientifico che, per sostituire il latino, inserisce un numero enorme di ore di scienze e chimica, senza peraltro che gli istituti abbiamo in genere i laboratori adatti. Pure sconfortante l’alternativa proposta per il liceo psicopedagogico, che rimette in pista lo screditatissimo (quanto gettonato) liceo sociale. Ma tant’è. Accontentiamoci che gli impianti fondamentali dei licei siano nel complesso accettabili. Quanto all’uso autonomo del pacchetto orario da parte degli istituti si tratta di vederne praticamente la realizzabilità.

E’ finito un altro anno senza che si sia chiarita la questione debiti. E’ stata solo messa sotto silenzio: liberi tutti sia per quanto riguarda i corsi di recupero, sia per la collocazione a settembre delle prove e le relative modificazioni dei consigli di classe. Chiediamo con decisione il ritorno alle due sessioni, con la possibilità per gli studenti rimandati di conoscere i voti definitivi nelle materie sufficienti: c’è una differenza, anche psicologica, fra il sapere che il 4 in matematica s’inserisce in una fila di 6 stiracchiati o in una media discreta.

Quanto agli esami di stato, troviamo nel complesso apprezzabile la scelta del brano di latino, un Cicerone poco noto e di media difficoltà. Come sempre, riteniamo molto discutibile la congerie di brani vari proposti per il saggio breve: Alberoni + Catullo ecc. Ci sembra sia ora di lasciar perdere modalità così diseducative rispetto ad un serio lavoro di ricerca o rispetto ad un titolo “secco” che richiede di organizzare conoscenze pregresse. Sappiamo di scuole in cui il tema sulla caduta del muro di Berlino è stato trascurato nonostante un serio lavoro sull’argomento svolto nel corso dell’anno: ma la tentazione di Svevo, 10 righe di riassunto su 13 di testo e il resto del lavoro praticamente già dato, o dei vari collages prefabbricati impedisce allo studente anche motivato di prendere sul serio una proposta più impegnativa. Infine, sempre sugli esami, notiamo come il Ministero non abbia aggiornato i requisiti per avere il bonus: con i crediti a 25 la stragrande maggioranza arriva almeno a 15, poco più della sufficienza, mentre 70 punti di esame sui 75 disponibili sono una meta ardua. Riteniamo si sia trattato di una dimenticanza, un copia e incolla distratto: ma certo avrà suscitato inutili speranze e penalizzato studenti bravi.

 

      

 

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