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Il giorno 20 novembre 2020 si è svolto in collegamento l’incontro sul poeta Prudenzio. L’idea originaria, come già annunciato, era quella di concludere la triade sulla poesia tardo antica, dopo Ausonio e Rutilio Namaziano; ma l’incontro è stato molto ricco di spunti, tanto da farci decidere di rinviare al 18 dicembre, h. 16.30, la lettura di due dei testi previsti, gli Inni sul Natale di Prudenzio e Ambrogio: invitiamo perciò chi lo desidera ad unirsi in quell’incontro, che concluderà  la “triade” e insieme l’anno sociale, con gli auguri di Buon Natale. Quindi per ora commentiamo solo l’Hymnus in honorem Passionis Eulaliae beatissimae Martyris (martirizzata durante la persecuzione di Massimiano): in particolare i vv. 41 segg. La forma del resoconto, come nel caso di Rutilio, è quella della conversazione, coi diversi interventi.

Aurelius Prudentius Clemens |

- E’ interessante il paragone con la sequenza di S.Eulalia,  del IX secolo, considerato il primo testo poetico della letteratura francese. Si nota una grande diversità di stile rispetto al modello: dove il poeta latino usa una sintassi elaborata, il testo francese usa frasi brevi, con prevalenza di asindeto. Ci si chiede perché, considerando che il francese è di origine romanza: la letteratura italiana delle origini è in genere più conservativa della struttura complessa tipica dello stile greco-romano. Può trattarsi di un’imitazione dello stile dei Salmi?

- Alcuni intervenuti si soffermano su altri testi della letteratura francese delle origini, in particolare i romans, dove si mescolano religiosità e passionalità, devozione e adulterio, con in più un gusto dell’orrido che ritroviamo anche in novelle italiane.

- Il testo proposto viene letto da una dei partecipanti in metrica. Si tratta di tetrametri dattilici catalettici in syllabam, che terminano quindi con l’ictus (ìllape / ròsaqui / étiso/ pém) e risultano piuttosto grevi. Notiamo che si sta perdendo l’attenzione alla quantità: ad esempio al verso 66 rogo  ha la seconda sillaba breve invece di lunga, e così pure al v. 74 protero ha la sillaba finale breve; nello stesso verso idola ha la sillaba centrale breve, ma forse qui Prudenzio risente dell’accentazione greca in prosa, trattandosi di un prestito.

- Alcuni aspetti del lessico sono interessanti: ad esempio il sostantivo Christicolas al v. 28 (al v. 72 Christicolum, genitivo plurale), costruito su appellativi come Publicola piuttosto che su parole tipo agricola o incola: l’ampiezza semantica della radice (abito, coltivo, onoro) la rende molto produttiva.

- Si ricorda la definizione di Prudenzio come “Orazio cristiano”, riferita all’intera produzione poetica e non solo a questo testo: infatti in altri testi usa metri lirici, ad esempio la strofa saffica.

- I modelli utilizzati da Prudenzio sono soprattutto testi biblici, ma il gusto per le similitudini è greco-romano: in particolare rileviamo il paragone fra gli angeli che accompagnano la giovane Eulalia e ne illuminano il percorso notturno pieno di pericoli e la colonna di fuoco che guida gli Ebrei in fuga dall’Egitto; il complesso paragone comprende la perifrasi Canopica regna (v. 59), cioè “il regno d’Egitto”, che costituisce in realtà una metafora, essendo in quel punto riferita non alla fuga degli Ebrei ma a quella di Eulalia; inoltre la similitudine va in un certo senso in direzione opposta: Eulalia non fugge dai persecutori ma fugge verso di loro. Un riferimento classico lo troviamo al v. 47: per loca senta situ riprende Aen. VI, 462, in cui sono descritti i luoghi infernali: Prudenzio ha certo in mente la conclusione del verso virgiliano (cogunt) noctemque profundam, ma nell’imitazione il tema del buio è rinviato di due versi, mentre la situazione di Eulalia rende necessaria l’aggiunta (in elisione, a differenza del modello) in vepribus: Enea rileva lo squallore degli inferi, ma Eulalia deve affrontare anche una natura ostile.

- Le immagini truculente del martirio apparentano questo testo, come altri del Peristephanon, alla tradizione delle Passiones, che costituiscono  la fonte più immediata. A differenza degli Acta martyrum, vere e proprie relazioni dei processi e quindi scarne nei dialoghi e nelle sentenze, le Passiones accentuano le violenze reiterate dei persecutori per rilevare maggiormente la santità delle vittime.

- Molto discussa è l’attitudine al martirio di Eulalia, la sua ambitiosa mors. Clemente Alessandrino negli Stromateis (in particolare nel libro IV) critica chi va in cerca del martirio; e i santi dell’epoca dei martiri, Cipriano, Ippolito, Policarpo, ecc. accettano l’aiuto dei fedeli per mettersi in salvo (lo stesso Clemente durante le persecuzioni lascia Alessandria e si ritira in Cappadocia dove sostituisce il vescovo Alessandro); quando sono poi catturati si sottomettono al martirio. La questione dei lapsi, d’altra parte, indica sia la presenza di fedeli più fragili sia la capacità della Chiesa di perdono e misericordia. 

- Viene citata in paragone Greta, per la sua posizione di pretesa e accusa. Qualcuno cita invece i suicidi / omicidi dei talebani.

- Un riferimento letterario / teologico lo troviamo nella tragedia Polyeucte  di Corneille. Il protagonista, neoconvertito, è spinto dal suo maestro a compiere un atto esplicito della propria fede, rovesciando i simboli pagani: nel pensiero dell’autore, vissuto in un’epoca in cui si discuteva sul rapporto fra libertà e grazia, l’esortazione all’azione dipende dall’idea che la Grace  / ne descend pas toujours avec même efficace, e richiede la corrispondenza libera dell’uomo.    

- Il confronto più interessante per noi classicisti è con Antigone. Viene ricordata una discussione fra colleghe di latino e greco, in cui l’opinione prevalente delle colleghe laiche era negativa nei confronti del personaggio, troppo rigido nelle sue posizioni, incapace di ascolto e di obbedienza: è curioso che il femminismo dichiarato delle colleghe non giungesse fino all’apprezzamento della posizione di Antigone, accusata dal tiranno anche perché donna, e che l’accettazione del potere e della legge, comunque stabilita, fosse tanto netta e priva di dubbi. Il fatto che la scelta di Antigone sia religiosa prima che politica evidentemente sfuggiva, così come il suo dolore nel rinunciare al compimento di sé in nome dell’obbedienza alla legge divina. Questa rinuncia, a cui lo stesso governatore fa appello nell’esortare Eulalia, non tocca la martire.

- Qual è la finalità di questi Inni del Peristephanon? Si è pensato ad una destinazione liturgica, forse in occasione della festa liturgica del martire, così come attualmente nella festa di alcuni santi se ne legge la biografia. I testi però sono troppo lunghi. Più probabilmente Prudenzio riprende il tipo dell’inno narrativo, diffuso a partire da Callimaco e non destinato al culto.

- La letteratura cristiana antica contrappone i propri personaggi ai Viri illustres della tradizione pagana, o agli eroi del mito; all’inverso in autori pagani tardo-antichi troviamo il tentativo di opporre personaggi pagani ai santi cristiani (ad esempio Apollonio di Tiana per i miracoli, o filosofi per il rigore morale)

- Col diffondersi del Cristianesimo nelle classi colte nasce l’esigenza di testi cristiani di buon livello letterario, anche per la lettura personale: ad esempio Giovenco  mette in versi i Vangeli, con imitazioni enniane e virgiliane.



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