Nel corso del Meeting di Rimini 2006 è stata pèresentata la lettura drammatizzata del testo “Prometeo interrogato”, di Mariapina Dragonetti e Olivia Merli. Con testi ispirati a Eschilo, Goethe, Byron, P. B. Shelley, Leopardi, Gide e Camus, in cui queste grandi personalità della letteratura europea  vengono introdotte sulla scena per porre domande e discutere con Prometeo, il testo si proponeva di fare emergere i molteplici e controversi aspetti della figura di Prometeo e le varie sfaccettature con cui con cui essa à stata colta nel corso dei secoli . Ne è risultato un percorso nel solco del pensiero classico e moderno sui temi fondamentali dell’umanità: il rapporto uomo-Dio, la natura dell’uomo, il limite della libertà, il valore del progresso. L'essenza della figura mitologica di Prometeo è data dall'intelligenza: ma di questa intelligenza il personaggio fa un uso distorto, ed è un'intelligenza che pesca la ragione del suo operare solo ed esclusivamente nell'intuizione del personaggio. Prometeo è il sio che pensa e che sa prima (questo potrebbe essere il significato del suo nome), o forse crede di sapere prima e su questa illusione crea le premesse della propria sconfitta. Nell’interpretazione del poeta tragico greco Eschilo (Il Prometeo incatenato, la figura di Prometeo rappresenta l’immagine della ribellione di chi, facendo perno sulla pretesa di possedere una intelligenza superiore, sfida la volontà di Zeus, garante di una giustizia che, pur nel mistero inspiegabile del suo operare, è comunque l’unica giustizia vera ed efficace. La parola chiave della tragedia è la parola authadìa, che  significa 'pretesa di autonomia, pretesa di fare ciò che più piace', nel concreto, pretesa di essere padrone assoluto del criterio del bene e del male. La tragedia si risolve nella proclamazione della trasgressione di Prometeo di fronte all’infinito, Prometeo grida, in modo sterile e inefficace,  il proprio odio nei confronti di Zeus, ma è costretto a subirne la punizione. L’unica strada per comporre il dissidio è la rinuncia di Prometeo alla propria autonomia scriteriata e la sua riconciliazione con Zeus, e a questo dovrà acconsentire il dio nel prosieguo della vicenda mitica. Nei secoli successivi, e soprattutto a partire dal Romanticismo (riletture di Goethe e Shelley p.es.), è la figura del dio ribelle ad attrarre la simpatia e il favore, capovolgendo con ciò i valori impliciti nella tragedia greca, che sottolinea invece la sola validità della giustizia di Zeus in contrapposizione agli aneliti di ribellione di una intelligenza incapace di affrerrare il proprio limite.



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