(nota 1)

"Quando il giorno con i suoi chiari puledri coprì la terra della sua bella luce, allora echeggiò dalia parte dei Greci un grido di buon augurio, a guisa di canto, e alto lo ripeté l'eco della rupe isolana; tutti i barbari, delusi nella loro speranza, furono presi da terrore: non infatti come in fuga cantavano allora i Greci un solenne peana, ma slanciandosi in battaglia con intrepido coraggio. La tromba con il suo squillo tutto là infiammava. Subito col battito concorde dei remi frementi percossero il mare profondo seguendo la cadenza, e presto furono tutti in vista: precedeva l'ala destra disposta in bell'ordine, poi seguiva tutta la flotta, e insieme si poteva udire un forte irido: "O figli dei Greci, andate, liberate la patria, liberate i figli, le spose e le sedi degli dèi patrii, e i sepolcri degli antenati: su tutto oggi si combatte". E allora dalia nostra parte rispose uno strepito in lingua persiana..." (Persiani, vv. 386-407).

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(nota 2)

"Ahimè, una vita civile davvero grande e buona abbiamo avuto in sorte, quando il vecchio re Dario pari a un dio, onnipotente, immune dal male, invincibile, comandava il paese... E quante città conquistò senza attraversare il corso dell'Alys né muoversi da focolare, come le città marittime del golfo Strimonio, vicine alle dimore dei Traci! E le città lontane dal mare che nel continente sono circondate da una cerchia di mura obbedivano a questo signore, e quelle che si vantavano di sorgere intorno all'ampio passaggio di Elle, e la Propontide ricca di golfi e la bocca del Ponto; e le isole disposte lungo il declivio marino, cinte dall'acqua, nei pressi di questa terra... E le prospere città appartenenti agli Ioni, popolose di Greci, governava con la propria saggezza, e possedeva un'instancabile forza d'uomini e di alleati d'ogni paese". (Persiani, vv. 852 e ss.). Questo lungo passo, che nella parte omessa elenca minutamente isole e città, fa come da pendant al brano iniziale: speranza nel numero allora, nostalgia di potenza ora: e gli anziani sudditi del gran re, che pure accolgono con rimproveri Serse (ma è il compito affidato loro da Dario quello di essere d'ora in poi consiglieri del giovane re) escono di scena facendo eco ai suoi lamenti secondo gli ordini impartiti da lui.

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(nota 3)

"Sono gli arcieri a vincere o la forza delta lancia appuntita ha la meglio?" (vv. 146-148). "E la punta scoccata dall'arco si vede nelle loro mani? - No: armi da duello e corazze e scudi." (vv. 239-240).

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(nota 4)

"Il frutto del papiro non supera la spiga" (vv. 761); "Troverete maschi abitanti di questa terra (d'Argo) che non bevono bevande d'orzo" (vv. 952-953); "Io rispetto le divinità del pacse del Nilo. Ma per nulla quelle di qui se ti intendo bene". (vv. 922-923).

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