(nota 1)

F. Ricci, Genealogia dell’identità europea, in "Il Nuovo Areopago", n°1, 1982. L’avventura della filosofia greca, iniziata con Talete tra VII e VI sec. a.C., coincide con la scoperta di una nuova possibilità di incontro con la realtà del mondo e delle cose, con la scoperta di una intelligibilità del mondo differente da quella offerta dal mito, quella del logos e dell’empeiria. I sofisti e Socrate riprendono su un piano politico e antropologico questa via del pensiero e dell’esperienza, percorsa arditamente e non senza aporie dai filosofi della physis. Socrate, in particolare, conquista quel punto di vista che appare dissolto nella dialettica sofistica. Nell’esperienza del dialogo l’uomo, la sua psyché si rivelano dimora consapevole del logos; la via dell’esperienza e del logos diventa ethos dell’incontro. Si apre così un nuovo cammino: la via della vita nella verità. Platone approfondisce il dialogo socratico sviluppandolo in senso speculativo e letterario; egli non solo riunisce ontologia e antropologia scisse, sia pure in modo differente, sia nella ricerca presocratica che nell’esperienza sofistica, ma riconcilia anche logos e mito nel suo mythologhein.

 

(nota 2)

Illuminante, a questo proposito, un commento di Heidegger: "Il fileîn tò sofón (...) divenne così una 3rexij, una tensione verso il sofón, ma una tensione particolare in direzione del sofón, il fileîn tò sofón diviene "filosofía". La tensione di quest’ultima è determinata dall’Eros", op. cit. p. 25. (a proposito della questione degli intermediari e del "legame" di Eros v. anche Liside, 218 c-220 b e Gorgia, 507 d-508 a).

 

(nota 3)

Tale polivalenza è ben esemplificabile andando dritto al centro del del messaggio platonico, la scoperta dell’essere metempirico: la realtà che colpisce i nostri sensi rinvia a un’altra realtà, intelligibile, che la fonda. Platone esprime immaginificamente questa conquista presentando la dottrina delle idee (Fedone 99 d) come il punto di approdo del deúteroj ploûj, della ‘seconda navigazione’. Sul versante ontologico, con la distinzione di due piani nell’essere, Platone supera gli orizzonti della prima navigazione, quella compiuta dai filosofi presocratici, avanzando nel tentativo di risolvere l’aporia tra essere e divenire: non tutta la realtà è soggetta al divenire, al mutamento, alla corruzione. Nella spiegazione della conoscenza, con la teoria della anamnesi Platone elabora speculativamente la concezione eidetica della matematica e della conoscenza –conoscere è vedere – così radicata nella tradizione pitagorica, ma riprende anche un suggerimento della sapienza orfica; su queste basi Platone può sciogliere il nodo sofistico ("come conoscere ciò che ancora non si conosce?") e dare un fondamento alla maieutica socratica. Nelle dottrine citate sono inoltre riconoscibili archetipi quali esemplarismo e partecipazionismo, reminescenza, nascita e morte rituale, variamente e costantemente presenti nella tematizzazione mitica della condizione umana.

 

(nota 4)

Platone, Filebo 14 b (sugli stessi temi v. anche Protagora 317 a-320 c-e). La traduzione riportata è tratta da Platone, Tutte le opere, a cura di G. Reale, Rusconi, Milano 1991. Lo stesso brano del Filebo è, a mio parere, ancora più godibile, come manifesto della posizione socratico-platonica in polemica con la sofistica, nella seguente traduzione: "...Ora, infatti, non è certamente per questo che stiamo contendendo, cioè che a vincere sia la mia tesi o la tua, ma è a sostegno di ciò che è più vero che dobbiamo combattere entrambi insieme" cit. da Radim Palous, Havel, Goethe e il dèmone di Socrate, in Il Nuovo Areopago, n° 30, 1989. La traduzione qui sembra giocare sull’ambivalenza di significato del latino ‘contendo’, ‘combatto contro’ e ’mi muovo insieme verso’ - quasi il suggerimento di uno sfondamento dei limiti dell’eristica -. Inoltre, il riferimento secco alle tesi contrapposte richiama le antologie protagoree, così che l’orizzonte complessivo della sofistica appare trasceso dalla novità del metodo e dell’esperienza educativa del dialogo.

 

(nota 5)

Il rapporto con Socrate. L’assetto allegorico del racconto e la sua forma dialogica richiamano icasticamente la maieutica socratica: la filosofia come cammino, la paideía, l’educazione come nuova nascita e iniziazione alla verità. La seconda parte del mito, poi, evoca drammaticamente il destino di Socrate. La filosofia platonica può essere letta come meditazione sul destino e sullla morte di Socrate? Per approfondire questo itinerario leggeremo integralmente il Fedone (avendo già letto l’Apologia e brani dalla Lettera VII). Tutta l’esperienza e la ricerca di Platone sono dominate dall’incontro con Socrate, dalla riflessione sul destino del maestro e amico, dallo sviluppo creativo del metodo del dialogo. La memoria di Socrate domina anche gli sviluppi speculativi più ardui. La scoperta del soprasensibile e la dimostrazione dell’immortalità dell’anima aprono nuovi orizzonti ad antiche domande: se l’anima fosse mortale, Socrate, il giusto, sarebbe morto invano. Callicle, il nichilista, sarebbe inconfutabile (v. Platone, Gorgia, 492 e - 493 a). Il significato ontologico e gnoseologico del mito. Il racconto esprime in immagini il significato di ÞlÔqeia, l'essere non sta nascosto e la coscienza emerge aprendosi alla sua manifestazione. La lettura del Fedone ci consente di approfondire questo binomio (si veda in particolare la seconda navigazione in Fedone, XLV-XLVII [98 b-e], XLIX). Il principio eleatico della proporzionalità tra essere e conoscere trova ulteriori conferme nelle argomentazioni dialettiche per la dimostrazione dell’immortalità dell’anima. L’associazione della conoscenza alla reminescenza (Platone, Menone 80e-82b; Platone, Fedone 74a-76a) – conoscere è riconoscere, ricordare una visione originaria - ci fa verificare il superamento dell’aporia sofistica – come conoscere ciò che non si conosce - ma anche il tentativo di approfondire e fondare l’intuizione socratica sulla presenza della verità nella psýche.

 

(nota 6)

"Il Fedro è il dialogo di Platone che amo di più: è il dialogo in cui, in modo perfetto, sono legate insieme la dialettica e la retorica, la filosofia e l’eros, l’amicizia e l’arte, con un afflato religioso. Non si può ridurre Platone alla sola logica, o alla sola dialettica" H.G.Gadamer, op. cit., p.183.

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(nota 7)

Platone, Fedro 274c-275d; v. anche Lettera VII 341 b-341 e, 344 a-344 d. Platone non consegna tutto il suo messaggio alla scrittura. Per una introduzione alla discussione complessiva sul significato delle dottrine non scritte nell’opera platonica emerso nel dibattito della critica filosofica è utile il riferimento alla già citata introduzione di G. Reale pp. XXXIV-XXXVIII.

 

(nota 8)

Anche queste problematiche sono discusse nell’Introduzione a Platone, Tutte le opere, a cura di G. Reale, op. cit., pp XI-XXIV.