Benché il poemetto sia quasi sconosciuto, il nome Caissa come dea e protettrice degli scacchisti è molto diffuso fra i cultori degli scacchi, sia come intitolazione di club e siti web sia in slogan e frasi proverbiali.

 

L’idea di un poema sugli scacchi appartiene in realtà ad un umanista cremonese del '500, Girolamo Vida, che compose un poemetto scherzoso in esametri latini, Scacchia ludus. Anche qui troviamo un racconto eziologico: durante la festa per le nozze di Oceano e Terra, lo sposo presenta la scacchiera e descrive il gioco con tutte le regole. Giove proibisce agli dèi di parteggiare (Juppiter omnipotens solio rex fatus ab alto, omnes abstinuisse jubet mortalibus armis: atque minis, ne quem foveant, perterret acerbis) e sceglie Apollo e Mercurio come contendenti.  Dopo un’epica gara, non sempre corretta, vince Mercurio. Recatosi poi sulle rive del fiume Serio (uno dei fiumi della provincia di Cremona), il dio viola la ninfa Scacchiade e per farsi perdonare le dona il gioco, che risulta quindi di origine italiana.